Continua al Bartolozzi l’attività dei ragazzi del Centro Allenamente, per il progetto ‘Diverso un calcio’ avviato nel 2016!
Con tanta passione ogni settimana i ragazzi Blues svolgono attività fisica e motoria anche in questo periodo di emergenza sanitaria, momenti fondamentali per lo sviluppo e il benessere psico-fisico dei nostri ragazzi.
“Ci troviamo due volte a settimana al Bartolozzi, per noi la priorità è continuare con l’obiettivo che ci eravamo dati in partenza. Ovvero perseguire la normalità”, dice Jacopo Palmucci, psicologo e psicologo dello sport del Centro Allenamente. “Specie in un momento come questo tutte le certezze dei ragazzi vacillano, ma abbiamo fatto di tutto, grazie anche allo Scandicci, per continuare l’attività sportiva, con tutti i benefici che questa comporta. Ce l’abbiamo messa tutta per dare continuità, ai ragazzi piace molto”.
Importante quindi continuare a ritagliarsi un piccolo spazio di continuità. Anche in un periodo in cui vengono messi in moto tutti i dispositivi di sicurezza, dalle mascherine al distanziamento, fino alla sanificazione dei locali che del resto viene fatta quotidianamente presso le strutture del Bartolozzi. Un’attività all’aperto che ha diversi benefici per i ragazzi Blues diversamente abili: “Sì, ci sono benefici su diversi livelli”, continua Jacopo. “Intanto sullo sviluppo e il mantenimento di capacità relazionali con gli altri, è un aspetto molto importante. Poi come obiettivo c’è quello del mantenimento di un peso corporeo adeguato, partendo dal presupposto che spesso il disturbo si associa a disabilità e sovrappeso. Le abitudini alimentari sono particolari, i ragazzi sono selettivi, e l’attività fisica, anche se solo con due allenamenti a settimana, porta chiari benefici. È un’attività che a loro piace e che fa molto bene”.
Non solo, perché come racconta Jacopo negli anni il progetto ha permesso di sviluppare altri rapporti: “Sì, perché oltre agli obiettivi principali ci sono stati anche dei benefici per le famiglie dei nostri ragazzi. Piccole cose, dettagli che sembrano minimi ma che in realtà sono ritagli di normalità, merce molto rara per famiglie con ragazzi con disabilità. Tipo ritrovarsi per fare aperitivi mentre i ragazzi si allenano (ovviamente prima del Covid), ma anche andare a comprare insieme i completi per i ragazzi, le scarpe ecc.. Hanno sperimentato delle attività sociali che altrimenti potevano essere precluse. E questo è un altro aspetto molto bello del nostro progetto”.
E negli anni si è creato un rapporto stretto all’interno dello Scandicci: “Sì, c’è senso di appartenenza, i ragazzi hanno voluto tutta l’attrezzatura Blues. Il fatto di sapere di appartenere ad una società a noi fa molto piacere. Lo Scandicci è stata la prima società a diffondere questo tipo di mentalità, per noi è un’opportunità enorme. Possiamo sviluppare quella relazione con il territorio che per la tipologia di attività è fondamentale, ma difficile da realizzare concretamente. Lo Scandicci ci ha dato possibilità di sfruttare le loro risorse, ci ha messo nelle miglior condizioni per perseguire gli obiettivi, aiutandoci con raccolte fondi, attrezzature e quant’altro, senza chiederci assolutamente nulla. Per noi è una sorta di modello di riferimento, è la nostra società. Ha permesso e permette a più di 15 famiglie di vivere questo sprazzo di normalità che non è per niente banale. Tutti ci hanno sempre fatto sentire presenti e considerati all’interno della società, mai un passo indietro rispetto alle altre squadre e agli altri settori”.
E specie nelle ultime settimane i ragazzi del Centro Allenamente hanno fatto attività fisica nel ‘campino’ accanto al terreno principale, e hanno avuto modo di vedere dal vivo gli allenamenti della Prima Squadra. “Sì, è stata una coincidenza buffa”, conclude Jacopo. “Prima andavamo in palestra perché con pioggia e vento era meglio per i nostri ragazzi stare al riparo. E negli anni si era creata una sinergia anche con i ragazzi che facevano riabilitazione, o con quelli che si affacciavano prima o durante gli allenamenti. Un’opportunità di scambio e interazioni molto spontanee, che poi era uno degli obiettivi principali del progetto. Poi da quando abbiamo preferito stare all’aperto, nel ‘campino’, siamo ‘dirimpettai’ della Prima Squadra che si allena. Un altro bel motivo di incontro. Alcuni ragazzi sono letteralmente ‘rapiti’ nel vedere allenarsi i ‘grandi’, c’è curiosità e attrazione. E anche i giocatori della Prima Squadra hanno visto che anche noi ci diamo da fare!”.